Nell’ambito della mostra Tessuto e ricchezza a Firenze nel Trecento. Lana, seta, pittura in corso presso la Galleria dell’Accademia di Firenze si è tenuto ieri una giornata di studi che ha riscosso un grande successo da parte di una platea di esperti e appassionati.

Presso la Tribuna del David, un nutrito gruppo di studiosi ed esperti internazionali di ambito storico-economico, storico-artistico e del restauro di tessuti, tra cui componenti del Comitato scientifico della mostra e gli autori dei saggi del catalogo ha discusso sulle tematiche affrontate nell’esposizione.

Negli interventi della mattinata , prevalentemente storico-economici si è relazionato sull’importanza che la produzione tessile ha avuto nello sviluppo della città di Firenze. Già dalla sua presentazione introduttiva , Cecilie Hollberg, Direttrice della Galleria ha rimarcato quanto profondo sia il legame della città con la tessitura e i tessitori, legame tramandato attraverso la toponomastica delle strade.

Sergio Tognetti dell’Università degli Studi di Cagliari parlando dell’economia fiorentina tra il XIII e il XIV secolo ha spiegato quanto l’enorme crescita demografica della città nel ‘300, da 20.000 abitanti a oltre 100.000 sia stata connessa con l’aumento delle attività produttive e quanto questa a sua volta producesse ricchezza. Di questa popolazione, più di un terzo, circa 30.000, secondo Giovanni Villani, era coinvolta nella lavorazione della lana.

Franco Franceschi dell’Università degli studi di Siena ha parlato nel suo intervento della manifattura tessile fiorentina e delle differenze fra le due tessiture della lana e della seta, per citarne solo una mentre la lana aveva fino a 25 fase di produzione che si svolgevano sul territorio come in una grande fabbrica diffusa la seta, partendo da un “semilavorato” prodotto dai bacchi necessitava di meno lavorazioni successive ma queste erano più specializzate. Per questo motivo l’arte della seta a Firenze riceve nuova linfa con l’arrivo di esuli lucchesi, che apportano il loro know how.

Lucca e la sua industria della seta sono stati trattati nell’intervento di Luca Molà dell’European University Institute. In seguito Daniela Degl’Innocenti , curatrice del Museo del Tessuto di Prato che tanto ha contribuito all’organizzazione della mostra, ha parlato delle aree di produzione e commercio dei pannilana come risultano dalle lettere di Francesco di Marco Datini.

Il pomeriggio si è concentrato in argomenti artistici e conservativi: dalla moda del Trecento presentata da Roberta Orsi Landini, grande studiosa del tessuto e del costume al linguaggio della seta con i suoi motivi e colori, approfondimento della storica dell’arte e dei tessuti antichi Maria Ludovica Rosati, dalla rappresentazione dei tessuti italiani nell’arte nordica di Juliane von Fircks della Johannes Gutenberg-Universitat di Mainz all’intervento conservativo su alcuni tessuti del Bargello spiegato dalla restauratrice Licia Triolo.

E’ stata ancora una volta una conferma dell’importanza dello studio dei tessuti per Firenze e del notevole successo della mostra a loro dedicata che è stata proprogata fino al 15 aprile 2018.