Sorprendente, abbagliante,unica…sono tanti gli aggettivi che si potrebbero usare per la mostra che la Fondazione Louis Vuitton di Parigi dedica a Jean – Michel Basquiat, stella della cultura urbana americana che in pochi anni di carriera ha stravolto la scena artistica contemporanea.

Apprezzato sin da giovanissimo, è scomparso nel 1988 a soli 27 anni, per l’impatto delle sue opere che su media diversi affrontano temi di ampio respiro sociale come il razzismo, l’esclusione, l’emarginazione e le divisioni gerarchiche della società.

Negli ultimi anni l’attenzione della critica si è posata sul uso che Basquiat faceva delle parole, dei simboli, dei collage e degli assemblage, creando connessioni e questo lo rende precursore della nostra epoca,un anticipatore dell’era delle connessioni e comunicazioni che nasce con Internet.

Anche se la leggenda metropolitana lo immagina come incolto , nato in una famiglia di emarginati la verità e decisamente diversa. Di famiglia piccolo borghese studia alle scuole cattoliche dove si appassiona alla letteratura inglese, francese e spagnola.

Impara e conoscere l’arte grazie alla madre che lo porta giovanissimo a visitare i newyorchesi Brooklyn Musem, MoMa e Metropolitan, Jean-Michel è portato per il disegno e per l’atletica.

Nel 1968,investito da una macchina, è gravemente ferito, subisce l’asportazione della milza e molti mesi di ospedalizzazione, evento che resterà indelebile nei suoi ricordi e che assieme al divorzio dei suoi genitori(1973) segnerà la sua giovane vita. Un paio di anni ( 1974-1976) in Jamaica col padre ne alterano i rapporti. Tornato a Brooklyn si appassiona ai grafiti e inizia un sodalizio con Al Diaz e assieme creano il personaggio SAMO che suscita l’attenzione del Village Voice.

Lascia definitivamente la famiglia nel 1978,con un piccolo aiuto finanziario dal padre e si mantiene vendendo cartoline e t-shirts dipinte a mano. Poco dopo il legame con Diaz si chiude . Basquiat frequenta i milieu bohemien e stringe relazioni con artisti e musicisti.

Nel 1980 espone per la prima volta in una collettiva a Times Square e l’anno successivo partecipa alla mostra New York/New York al centro d’arte P.S.1. Basquiat è una rivelazione. Un successo folgorante segnato non solo da una originalità soggettiva ma anche da un vero fervore comunicativo.

La mostra parigina percorre gli intensi anni della carriera di Basquiat proponendo una serie di opere di forte impatto. Una girandola di immagini e parole, colori e sentimenti inebriano il visitatore.

Dai ritratti,

Jean-Michel Basquiat, Sans titre, 1981, acrylique e crayon gras su toile, Collection Eli et Edythe L. Broad

ai racconti,

Jean-Michel Basquiat, Sans titre (Tenant), 1982, acrylique e crayon gras su toile, Courtesy Van de Weghe, New York

dai personaggi,

Jean-Michel Basquiat, Anthony Clarke, 1985, acrylique, crayon gras et collage papier sur bois, Private collection

ai richiami storici,

Jean-Michel Basquiat, Slave Auction, 1982, collage de papiers froissés, pastel gras et acrylique sur toile, Centre Pompidou, Paris, Musée national d’art moderne, Centre de création industrielle, Don de Société des Amis de Musée national d’art moderne, 1993

il mondo ricco di emozioni dell’artista ci fa precipitare lungo il tunnel del tempo in quei anni ‘80 così vibranti e ancora così vivi.

Una mostra da non perdere, un artista da vedere e rivedere.

Fondation Louis Vuitton, 8, Avenue du Mahatma Gandhi, Bois de Boulogne-75116, Paris.

Fino al 14 gennaio 2019