La fortuna dei Primitivi a Firenze
Il curatore Angelo Tartuferi nella sua introduzione al catalogo della Mostra dichiara che questa si pone “ come l’ esatto contrario delle tanto vituperate mostre Blockbuster “ infatti è fondata sulle ricerche che in in ambito storico-artistico si sono sviluppate sulla nascita del collezionismo dei cosiddetti “ Primitivi” e che finora non era stato oggetto di una esposizione dedicata al più vasto pubblico. Peraltro il titolo dell’esposizione riprende quello del libro di Giovanni Previtali “La fortuna dei Primitivi: Dal Vasari ai Neoclassici”, pubblicato cinquanta anni fa, che ricostruiva il contesto nel quale fra Sette e Ottocento rinasceva l’interesse , anche collezionistico, verso quelle opere e gli artisti definiti “Primitivi” che nello schema storiografico del Vasari avevano preceduto Michelangelo, Raffaello ed i grandi maestri loro contemporanei.
I collezionisti rappresentati in mostra sono quarantadue e rappresentano una sorta di pionieri che si dedicarono alla raccolta di opere appartenenti al Medioevo ed al primo Rinascimento e queste epoche costituirono lo scenario privilegiato nel quale si mossero rappresentanti della Chiesa, abati, Cardinali, eruditi, membri dell’aristocrazia, tutti convinti assertori dell’antico. In particolare la Toscana s i fece teatro di una importante attività di ricerca di opere di Primitivi che si fece ancora più attiva con le soppressioni di chiese e conventi che favorirono la circolazione delle opere sul mercato, alimentando un collezionismo che risultò determinante anche alla formazione delle collezioni dei principali Musei d’Europa.
Le opere in mostra sono esposte suddivise in sezioni introdotte dall’effigie del collezionista al quale erano appartenute e l’allestimento evoca il luogo nel quale venivano conservate ; la scelta è stata effettuata cercando di dare visibilità a tutte le aree d’ Italia dove si manifestarono questi fenomeni di collezionismo, da Roma alla Toscana ed Umbria, al Veneto, Napoli, Modena e Parma.
Collezionista da annoverarsi tra i “pionieri” della riscoperta dei “Primitivi” è Agostino Mariotti ( Roma , 1724-1806) erudito romano ; appartenne alla sua collezione la tavola con “Santa Maria Maddalena” oggi nel Lindenau Museum di Altenburg attribuita Pier Matteo di Amelia ( FIG .1 ).
Piermatteo Lauro de’ Manfredi da Amelia(Amelia, 1445/48 – 1506 ca.)
Santa Maria Maddalena,1481,tavola ,Altenburg, Lindenau-Museum.
Fra le più importanti raccolte quella dei fratelli Ranghiasci di Gubbio che riuscirono a collezionare centinaia di dipinti fra cui molti fondi oro fra cui la “Deposizione dalla Croce” di Pietro da Rimini, oggi conservata nel Musée du Louvre ( FIG.2 ).
Pietro da Rimini (documentato 1324-1338),Deposizione dalla Croce
1325-1330, tavola , Parigi, Musée du Louvre
Nella città di Bologna si distinguono per un’importante collezione i Malvezzi, nota famiglia nobiliare; fra i pezzi più rilevanti della collezione il “ Sant’ Ambrogio in trono” attribuito al caposcuola della pittura bolognese Vitale da Bologna ed oggi conservato a Pesaro, Palazzo Mosca (FIG.3).
Uno dei centri maggiori per il collezionismo dei Primitivi è Firenze dove riveste una grande importanza Francesco Raimondo Adami (1711-1792) dell’ordine dei Servi di Maria che unì agli interessi per la matematica e la teologia un impegno proficuo nella raccolta degli antichi volumi, medaglie e monete, bronzetti, avori ed anche dipinti, dei quali ricordiamo, fra gli esposti in mostra, la “ Santa Maria Maddalena con otto episodi della sua vita”, tavola che dà il nome ad un Maestro attivo nella seconda metà del XIII secolo, oggi conservata nel Museo dell’Accademia ( FIG. 4) .
Maestro della Maddalena (Firenze, attivo nella seconda metà del XIII secolo)
Santa Maria Maddalena e otto episodi della sua vita,1285 ca.
tavola, Firenze, Galleria dell’Accademia
Ed ancora due ‘ tondi’ , uno rappresentante un “ Crocifisso “ e l’altro l’ “Incoronazione della Vergine” ambedue nel Museo di San Marco, preziosi esempi della pittura del Beato Angelico dei quali la critica ancora non ha individuato l’originaria provenienza ( FIG. 5).
Guido di Pietro, poi Fra’ Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico
(Vicchio di Mugello, 1395 ca. – Roma, 1455)
Crocissione; Incoronazione della Vergine
1440-1450, tavole , Firenze, Museo di San Marco
Un altro erudito toscano presente in mostra è Giuseppe Ciaccheri (1724- 1804), di origini livornesi, ma cresciuto a Siena dove, una volta ordinato sacerdote, raccoglie con costanza ed una manifesta passione collezionistica le tavole dipinte degli antichi pittori senesi con l’intento di dimostrare la supremazia della scuola pittorica senese sulla fiorentina, aprendo una tradizione storiografica che avrà seguito fino al secolo scorso.
Appartenente alla sua collezione il “Trionfo della Morte” attr. a Giovanni di ser Giovanni detto lo Scheggia, Siena , Pinacoteca Nazionale (FIG. 6).
Giovanni di ser Giovanni detto lo Scheggia (San Giovanni Valdarno, 1406 – Firenze, 1486)
Trionfo dell’Amore; Trionfo della Castità; Trionfo della Morte; Trionfo della Fama
1465-1470,tavole ,Siena, Pinacoteca Nazionale
Questo pannello, insieme ad altre tre tavole ispirate ai trionfi di Francesco Petrarca erano conservate in una Pieve del Chianti ed ebbero al loro ritrovamento un’attribuzione a Simone Martini. Studi recenti le hanno ricondotte all’ambito fiorentino dello Scheggia, con una collocazione cronologica nel terzo quarto del secolo XV.
Questo piccolo nucleo riesce a far percepire l ‘ incanto delle opere esposte , insieme alla qualità dell’allestimento ( Studio Guicciardini e Magni) e del catalogo, che è palesemente destinato a divenire punto di riferimento imprescindibile per gli studiosi che vogliano confrontarsi con il mondo ‘ dorato’ ed mirabile dei “ Primitivi “. Questa mostra al Museo dell‘ Accademia è senza dubbio un evento imperdibile per gli Storici dell’ arte ed per tutti gli altri un’ esperienza visiva per la bellezza che si manifesta in ogni manufatto esposto.
Angela Protesti
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