Location particolare, il Museo dell’Ara Pacis a Roma, per una mostra particolare che esplora la storia dell’agenzia fotografica Magnum e dei suoi artisti.

Nata nel 1947 e ancora attiva, è una cooperativa di fotografi, riuniti in questa originale forma aziendale che permetteva loro di rimanere proprietari dei loro scatti, fornendo uno spazio di dibattito su argomenti di interesse collettivo approcciato in modi originali e qualche volta divergenti.

Un percorso attentamente documentato e presentato i tre grandi periodi ci racconta i settant’anni dell’agenzia.

Il primo periodo, quello che va dal 1947 al 1968, intitolato “Diritti e rovesci umani” si occupa dei grandi cambiamenti nel panorama geopolitico seguente la fine della seconda guerra mondiale. E’ del 1948 l’approvazione all’ONU della Dichiarazione universale dei Diritti Umani e tutto il periodo vede crescere la consapevolezza nei suoi valori fondamentali: libertà, uguaglianza e dignità, che sono anche i valori promossi dai fotografi di Magnum. Progetti importanti come Our Daily Bread, di Erich Hartmann che fra il 1956 e il 1973 fotografa attività legate al pane , girando fra gli Stati Uniti, Europa e Medio Oriente o come Generazione X – Inghilterra al quale partecipa anche Henry Cartier-Bresson. Bello questo scatto di Robert Capa che fotografa un momento delle elezioni francesi.

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Robert Capa- Un votante esce dalla cabina elettorale nel corso delle elezioni francesi, aprile-maggio 1936

Il ’68 con i suoi cambiamenti segna la fine di un periodo e la seconda sezione è delicata agli anni successivi, dal 1969 al 1989 “Un inventario di differenze”. Interesse primario dei fotografi è illustrare momenti particolari della vite dei diversi siano essi diversi per il colore della pelle

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Abbas – Il colonello S.J. Milandirettore di una scuola di polizia per neri, con i cadetti, Hammanskra, Sudafrica, 1978

o per le loro disabilità, perché disoccupati o disadattati.

Il 1989 rappresenta un altro momento significativo, è l’anno della caduta del Muro di Berlino e la terza sezione della mostra dal 1990 al 2017 “Storie della Fine” si occupa di finali, di cose, epoche, situazioni che svolgono a fine come il comunismo che si dissolve. Ho scelto l’immagine di Christopher Anderson perché poetica.

Christopher Anderson- Cherries spilled on a crosswalk, New York City, 2004

La mostra, assolutamente da vedere, resterà aperta fino al 3 giugno 2018