Visitare la mostra di Mirò a Roma è stato un piacere doppio, sia per Mirò
del quale ammiro da sempre la gioia e la giocosità che traspare dalle opere sia per la location, lo splendido Chiostro del Bramante, la bella struttura rinascimentale a due passi da Piazza Navona .

Prima di addentrarmi della mostra , quattro passi sotto al porticato di questa elegante, lineare costruzione per ammirare gli stemmi,

i monumenti funebri
e soprattutto le lunette i gran parte decorate con scene della vita di Maria.

La mostra, è incentrata soprattutto sull’ultimo periodo creativo del maestro, dal 1956 data della costruzione sull’isola di Majorca, con la quale aveva forti legami familiare, dello studio che tanto aveva desiderato, fino al 1985. All’interno della mostra questo spazio di lavoro è stato ricostruitovista l’enorme importanza che esso ha rivestito per l’artista.
Sono presenti circa 80 opere mai esposte in Italia, fra grandi quadri ad olio, ceramiche, bronzi.
La mostra si apre con una tecnica mista su carta( guazzo e pastello)

del 1960 dipinta a Majorca sul retro di un vecchio paesaggio del 1908.
Si prosegue fra quadri a colori vivaci e figure delineate di nero
,incontrando un bronzo “Donna Sole” del 1966, per arrivare nella sala che ospita gli schizzi per murales di alcune delle opere più significative di Mirò:da quella del Terrace Plaza Hotel di Cincinnati del 1947
, alla Harnkness Commons della Harvard University del 1950
fino alla Sala dei Delegati al Palazzo ONU del 1952 .
Altre sale, altri quadri di evidente influenza orientale con una prevalenza del monocromatismo a figure nere e minimi tocchi di colore: notevole la “Donna nella notte” del 1973, o l “Uccello”
del 1972 dal rosso occhio e l’ala che diventa artiglio.
Al secondo piano, accanto alla ricostruzione dello studio di Sert e altri quadri come questa “Femme dans la rue” del 1973
una sala che ospita sculture , alcune fatte con materiali di recupero come questa “Femme” del 1969
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e terracotte come questa.