Da oggi 10 dicembre 2020 esce nelle librerie un volume estremamente interessante, non solo per quelli che sono attratti dalla storia dell’arte. “A cosa serve la storia dell’arte” (Skira, 2020, pp. 217, 19 euro) di Luca Nannipieri è una riflessione sul ruolo di questa disciplina e dei suoi interpreti sul campo , gli storici dell’arte.

Dell’autore che è lui stesso un acuto e attento critico e storico dell’arte ne abbiamo già parlato in occasione dell’uscita sempre per Skira nel 2019 di “Capolavori rubati!. E’ autore di altri volumi tra cui ci piace ricordare il volume “Bellissima Italia. Splendori e miserie del patrimonio artistico nazionale” e quelli allegati al quotidiano Il Giornale, come “L’arte del terrore. Tutti i segreti del contrabbando internazionale di reperti archeologici”, “Vendiamo il Colosseo. Perché privatizzare il patrimonio artistico è il solo modo di salvarlo”, “Il soviet dell’arte italiana. Perché abbiamo il patrimonio artistico più statalizzato e meno valorizzato d’Europa”. Oltre a scrivere di arte dirige la Casa Nannipieri Arte, curando mostre e conferenze, da Giacomo Balla a Keith Haring.

Un libro manifesto che mette a confronto la visione dell’autore con quella di alcuni dei massimi punti di riferimento della disciplina da Johann Joachim Winckelmann ad Arnold Hauser, da Alois Riegl a Erwin Panofsky, da Max Dvořák, Bernard Berenson e Heinrich Wölfflin, ma anche con gli storici direttori di alcuni dei più autorevoli musei italiani ed europei, come Palma Bucarelli, Franco Russoli, Ettore Modigliani e Fernanda Wittgens e con altre figure figure autorevoli- come il soprintendente Pasquale Rotondi.

La visione di Nannipieri è netta: attribuisce allo storico dell’arte un ruolo attivo, di forte coinvolgimento sociale e responsabilità verso la comunità e dice “…il compito del critico e storico dell’arte…è vedere e incentivare necessità di memoria, di studio, di conservazione, di condivisione, di desiderio, di denuncia, di lotta, che altri non vedono”

E ancora sullo scopo dell’attività che non deve spiegare, avallare, commentare “ma fare militanza, essere militante con le parole e gesti. Non deve spiegare l’esistente , deve trasformarlo, lottare per trasformarlo, essere testimonianza viva di questa lotta e di questo cambiamento”.

Un libro che fa pensare, che interroga le coscienze, che apre nuovi orizzonti non solo nella teoria dell’arte ma anche nella militanza sociale.