Palazzo Niccolini e gli affreschi Colonna
E’ bello quando si ritrovano cose che pensavamo perdute, ancor di più se si tratta di opere d’arte del passato. Questa volta la bella sorpresa ci viene dal ritrovamento dell’importante ciclo di affreschi eseguito nella seconda metà del XVII secolo dal noto pittore Angelo Michele Colonna per Palazzo Niccolini in via dei Servi a Firenze, attuale sede del Provveditorato alle Opere Pubbliche.

La costruzione dell’edificio , già Palazzo Ciaini da Montauto , ha avvio il 1 agosto 1548 su commissione del mercante Bastiano Ciaini da Montauto. Con progetto e direzione della fabbrica affidati a Domenico di Baccio d’Agnolo.
Nel 1575/76 è venduto al senatore Giovanni di Agnolo Niccolini che andò ad abitarci e ad apportare modifiche ed ampliamenti verso il giardino interno. Passato in eredità al figlio Filippo (1586 – 1666), che aveva acquistato anche la grandiosa villa medicea di Camugliano presso Pontedera diventando il primo marchese di Ponsacco e Camugliano, il palazzo subisce notevoli abbellimenti tra cui si possono citare sia la costruzione della loggia, al di sopra di quella terrena che la maggior parte delle pitture che adornano le sale ed i soffitti.
E’ intorno al 1650 che per decorare sia le nuove stanze che quelle preesistenti al piano terreno, Filippo chiama i migliori artisti sulla piazza: Baldassarre Franceschini detto il Volterrano, Giacinto Gemignani, Andrea Ciseri, Jacopo Chiavistelli. A “Angiolo Michele Colonna e Augusto Mitelli Pittori Bolognesi “ realizzano nel 1652, svariate decorazioni, soffitti e sovrapporte, la maggior parte delle quali sono andate purtroppo perdute mentre in seguito il solo Colonna realizza delle squadrature a decorazione della Galleria voluta da Filippo in corrispondenza del piano superiore della loggia.

Il decadimento della famiglia nel corso dei secoli successivi, seguita nella prima metà del Novecento da numerosi cambi di proprietà hanno trasformato l’edifico portando ad un suo notevole stato di degrado. Diventato prima Casa del Fascio poi usato quindi usato per l’acquartieramento delle truppe anglo americane. Nel 1944 – per effetto della legge n. 159 del 27/07/1944 – Palazzo Niccolini passa allo Stato italiano in quanto bene appartenente al cessato partito nazionale fascista.
Destinato agli uffici del Provveditorato alle Opere Pubbliche della Toscana e della Ragioneria Regionale dello Stato, il palazzo doveva essere restaurato e adattato al nuovo utilizzo.
Durante i lavori del 1956 poiché la Galleria si presentava già allora ridotta a circa un terzo della sua estensione originale e a seguito della decisione di modificare gli ambienti per ricreare una loggia aperta, gli affreschi ancora esistenti furono strappati e trasportati su tela. Purtroppo essi non furono mai riposizionati e ad oltre sessant’anni dalla loro rimozione non risultavano più noti agli studi.

Fortunatamente, la ricerche nell’archivio Niccolini da parte dell’architetto Clausi, funzionario della Soprintendenza, hanno fatto venire alla luce i pagamenti per gli affreschi ad Angiolo Michele Colonna ed hanno stimolato lo studioso a procedere ad una ricognizione all’interno dei depositi. La ricognizione , in collaborazione con la dottoressa Vanessa Gavioli, responsabile dei depositi, e con l’architetto Hosea Scelza, funzionario competente per territorio, si è conclusa con il ritrovamento del suddetto ciclo decorativo così come si presentava al momento della rimozione. Pur con una disomogeneità di conservazione il ciclo di affreschi presenta un importante potenziale di recupero dell’originale splendore e pertanto la Soprintendenza del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MiBACT) ne ha caldeggiato il restauro presso il Provveditorato alle Opere Pubbliche che in questi giorni ha emanato la determina per l’affidamento dell’incarico.
Una bella iniziativa, destinata a restituire alla città un episodio della sua storia.
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